8 Applicazione per viaggiare meglio

Applicazione viaggiare, app per viaggiare

Ormai sempre di più lo smartphone sta diventando uno strumento importante. Ma se non lo si usa correttamente diventa una distrazione dal mondo che ci circonda.
Non voglio fare come gli estremisti che lo lasciano a casa, vantandosi di essere veri viaggiatori perché sono analogici. Lo smartphone usato bene, può migliorare enormemente la vita in viaggio semplificandoci la vita.

Io personalmente non amo essere disturbato mentre sto viaggiando, per questo la prima cosa che faccio è quella di mettere il telefono in modalità aerea. Solo alla sera o nei momenti morti quando non ci sono stimoli esterni decido di uscire dalla modalità aerea.

Quelle che seguono sono le Applicazioni che uso maggiormente quando sono in viaggio.
Non vi elencherò App come WhatsApp, o Gmail o altro, perché reputo che siano scontate e che sia stupido metterle nell’elenco.

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9 cose che hanno migliorato la qualità del mio viaggio

Nel mio ultimo viaggio durato poco più di due mesi attraverso Balcani e Carpazi, mi sono accorto che avevo fatto delle scelte tecniche che hanno migliorato la qualità di vita.
Alcune di queste scelte sono state dettate da una normale evoluzione nell’attrezzatura, ma altre, invece, erano dei veri e propri salti nel buio. Se volete sapere cosa mi sono portato in viaggio leggete “90 litri di libertà”  ma vi voglio consigliare anche quest’altro articolo”10 regole per viaggiare bene in moto“.

Ora vi elenco quelle che secondo me, sono le 9 cose che mi hanno facilitato la vita e di conseguenza, hanno migliorato la qualità del viaggio.

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Olga Medrano : una compagna di vita e di viaggio

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Olga Medrano è una giovane donna messicana, dopo aver incontrato Claudio Giovenzana, si sono innamorati e hanno deciso di viaggiare e lavorare insieme come Nomadi digitali. Viaggiano da parecchi anni, hanno visitato prima il Messico e poi tutto il Centro America e ora stanno discendendo il Sud America, in sella a una vecchia Moto Guzzi. Olga e Claudio condividono la sella della loro moto, e vivono e lavorano sulle strade del mondo. In questa intervista cercheremo di conoscere meglio il punto di vista di Olga.

 

La passione per i viaggi è scaturita dall’aver incontrato Claudio o sei sempre stata appassionata di viaggi? Pensi che questa passione in comune sia uno dei leganti del vostro rapporto?

Si, ti spiego, quando ho conosciuto Claudio stavo già lavorando da un anno in un caffè piccolo come “un garage”. In questo minuscolo spazio avevo i miei turni di lavoro ogni settimana. Sono stata barista, cameriera e “consigliera per pene d’ amore”. Costantemente ascoltavo storie di viaggiatori che rapidamente si trasformavano da clienti del bar in amici. Prima di questo lavoro avevo lasciato per un anno l’università con l’intenzione di viaggiare e raggiungere mia sorella che vive in Francia, credo che proprio da lì sia nato tutto.

Da quel momento ho iniziato a prestare più attenzione a tutte le parole dei viaggiatori che trasportavano dentro il piccolo bar magiche atmosfere e profumo di avventura e terre lontane. Claudio è stato uno dei più convincenti con la sua ricerca della felicità. Sono stata contagiata. Quindi la risposta è sì, se non fossi stata appassionata di viaggi io e Claudio non saremmo durati neanche la metà di tutto il tempo che stiamo passando assieme. Sicuramente il viaggiare è uno dei piaceri che condividiamo nella nostra relazione.

 

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LIBRI: Inseguendo le ombre dei colibrì

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È un libro scritto da Paolo Zambon, un viaggiatore, per meglio dire un vespista che viaggia attraverso il mondo. Infatti in questo libro racconta il suo viaggio di 23 mila chilometri percorsi con una Vepsa LML 125 4T, dal Canada attraverso il Nord America e il Centro America fino a raggiungere Panama.

Paolo, prima di questa avventura era partito dal piccolo paesino dove viveva, Budoia in Friuli, e si era diretto in Australia attraversando tutta l’Asia, un’esperienza on the road lunga 14 mesi dove ha macinato oltre 40.000km.

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Pietro Rosenwirth – Viaggiare oltre le barriere

Oggi sono andato ad intervistare Pietro Rosenwirth, un uomo di una forza incredibile. Una persona da cui io ho tratto molta ispirazione. Nonostante il suo handicap motorio ha perseguito la sua passione per i viaggi e si è costruito il suo scooter modificato, che gli permette di viaggiare.
É un uomo di una forza straordinaria che, da solo, ha viaggiato in Grecia, Turchia, Francia, Spagna, Portogallo, Germania, Slovenia, Austria, Svizzera, Ungheria, Repubblica Ceca, ecc.ecc.

Andiamo a conoscere meglio questo grande viaggiatore.

Da dove nasce la tua voglia di viaggiare? Quali sono state le tue prime esperienze di viaggio?

Credo che, molto, si origini come reazione alle mie difficoltà motorie: “Fatico a stare in piedi? A camminare?…?”. Ok, allora vado In Cima Al Mondo, e Oltre.
 Molto poco epico o profondo: la prima molla è quella del rifiuto del No, Non è possibile, è difficile, Magari succede che.
Per me, che già lo svegliarmi la mattina 9 volte su 10 è un trauma per il solo sapere che inizia un’altra giornata da affrontare con i Dolori, i nervi, le frustrazioni per le cose che vorrei, ma, purtroppo, come faccio per, no oggi no… il Viaggiare in scooter da solo, spezza la routine e mi pone di fronte ai problemi le cui soluzioni variano solo perché le persone con cui interagisco cambiano, e cambia la lingua, il cibo, il clima, e poi le barriere architettoniche.
E sulla strada… meraviglioso: ogni Km, ogni Metro è una conquista ed un Viaggio a 360° fuori e dentro di me! Vedere con i miei occhi i paesaggi e le città viste solo nei documentari… scoprire di persona che una città (quasi) senza barriere architettoniche non è una Leggenda Metropolitana… comunicare con altre persone senza i filtri dei preconcetti culturali e delle-relazioni-preesistenti.
Non è tutto “meraviglioso”, ma gli Aspetti Positivi sono -nella mia esperienza fino ad oggi- di più in quantità e qualità rispetto ai problemi, ai disguidi, alle difficoltà che sempre e comunque ci si parano davanti.

Da giovane ho girato con mio padre, poi con degli amici e, nel frattempo, seguivo e sognavo la Parigi-Dakar.
Il primo Viaggio è quello del 1994, in sella ad uno Yamaha CT50s, dopo due settimane di campeggio a Zakynthos (Grecia) ho salutato tutti e ho girato, per la prima volta in solitaria, tutto il Peloponneso: essere tornato sano e salvo e con l’Esperienza fatta… allora, ho capito che potevo sognare, che potevo Viaggiare anche da solo, in solitaria appunto.

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90 litri di libertà – come viaggiare leggeri

Con questo articolo voglio raccontarvi il mio sogno di libertà e di leggerezza. Un modo di vedere il viaggio come esperienza, che va oltre la moto. Un viaggio dove la moto non sia un elemento vincolante: perchè sono stanco di avere la moto stracarica e di muovermi con impiccio perchè ho addosso una pesante e scomoda giacca da moto e il casco in una mano. Voglio che la moto sia un mezzo che non escluda le svariate possibilità che il mondo offre.
Questo è il mio approccio al viaggio tra Balcani e Carpazi con 90 litri di attrezzatura.

Dopo poco più di due mesi di viaggio ho deciso discrivere “9 cose hanno migliorato la qualità del mio viaggio” per fare un piccolo riassunto di alcuni oggetti che si sono rivelati davvero utili!!

Più cose metti nel tuo bagaglio, più aumenta la tua sicurezza alla partenza,

ma in viaggio meno cose hai, più sarai libero e felice.

Quando mi dissero questa frase mi vennero in mente tutte quelle cose, che nei viaggi precedenti mi avevano dato fastidio e quindi limitato la libertà. Una delle cose più importati quando si prepara un bagaglio è quella di non diventare schiavi delle proprie paure e dei propri timori.
Perchè ogni oggetto che porti in più è spazio, tempo, peso, ed energie perse per gestirlo, ovviamente rubate al viaggio.

Un paio di pantaloni lunghi in più, non pesano tanto, non occupano tanto. Ma se non li usi, sono peso e spazio sprecato, energie perse nel trasportarli sulla moto e dalla moto alla camera/tenda.
Certo un paio di pantaloni in più non danno così tanto fastidio, ma se non li usi sono inutili.

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Marta Brambilla: viaggio dalla Svizzera al Giappone in moto

Sono andato a intervistare Marta Brambilla, una giovane donna Svizzera che ha intrapreso un viaggio in sella alla sua Yamaha Tenere 660 dalla sua terra natia fino al Giappone passando per la Scandinavia. Arrivata a destinazione ha deciso di fermarsi e di riprendere il suo lavoro di traduttrice vivendo per un periodo in un monastero buddista. Un viaggio attraverso mezza Europa e Asia compiuto in solitaria, un’impresa davvero unica e interessate.

Come mai hai deciso di dirigerti verso l’Oriente? E perché come meta finale hai scelto di andare in Giappone?

È da quando sono ragazzina che amo il Giappone, pur senza ben sapere il perché. Mi hanno sempre affascinata le arti marziali, le moto giapponesi e l’approccio tipicamente giapponese alla bellezza e alla raffinatezza dei gesti, dei silenz...

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