FOTOGRAFO o MOTO VIAGGIATORE ? INTERVISTA A MATTEO NANNI

Intervista matteo nanni

UN TRANSALP TANTE EMOZIONI E UN VIAGGIO IN MOTO PER ANDARE DALL’ALTRA PARTE DEL MONDO.

ECCO LA STORIA DI MATTEO NANNI, CHE DALL’ITALIA VUOLE SCOPRIRE IL MONDO!

Un viaggiatore uscito dalla terra dei motori italiani, dopo tante avventure decide di partire e arrivare fino alla Nuova Zelanda in sella a un Transalp 650. Un viaggio a tappe, alla scoperta di nuove frontiere, ma tutto questo è stato possibile grazie a una scelta di vita molto coraggiosa. La sua passione e la sua genuinità hanno reso i suoi viaggio molto seguiti e molto invidiati 😉

Spero che vi piaccia e ringrazio Matteo per essersi prestato a questa intervista.

1) Qual’è stato il momento che ti ha fatto capire che viaggiare in moto era quello che ti rendeva felice? Raccontaci cosa ti ha convinto a continuare a viaggiare in sella a una due ruote?

La semplice realtà è che, viaggiando in moto, si fondono le mie principali passioni, ovvero il viaggio e la moto anche se l’ago della bilancia punterà sempre un po’ di più sul primo amore. Inoltre viaggiare con la moto, anche se può essere scontato dirlo, ti permette di vedere e vivere luoghi assolutamente non turistici e più genuini, a volte al limite della realtà che conosciamo. Infine la sfida: percorrere tutta quella lunga linea tortuosa disegnata prima con la mente e poi con la penna sulla mappa del mondo, affrontarla magari solo con una due ruote rattoppata e agli occhi di molti non adatta a stress e lunghe percorrenze, rende il tutto affascinante e adrenalinico.

Non a caso, nell’evoluzione dei viaggi su veicoli, soprattutto negli ultimi anni, si vedono sempre più persone partire, per sfida ma a volte anche per moda o esibizionismo, per interminabili tratte con mezzi a volte al limite dell’assurdo come moto di piccola cilindrata, scooter o monopattini. Che la moto sarebbe stata il mio principale mezzo per viaggiare l’ho capito prestissimo, già quattordicenne con le prime vespette e scooterini, ma al tempo mancava ancora tanto coraggio e la quasi assenza di social e di diffuse informazioni sulla rete rendevano questi viaggi esotici delle vere e proprie utopie.

2) Molti si chiedono come si fa a fare viaggi lunghi, c’è chi non ha soldi e chi non ha tempo, tu come fai?

L’equazione è abbastanza semplice: se ti piace andare in vacanza ti servono i soldi, se ti piace viaggiare ti serve il tempo. Ovviamente la totalità di una delle due cose non consente ne una ne l’altra attività ma il concetto penso sia per tutti ormai abbastanza chiaro. Con pochi giorni a disposizione per viaggiare, magari in alta stagione, sarà per forza di cose necessario prenotare pernotti ed eventuali trasporti come traghetti optando poi per soluzioni più comode e quindi più costose come alberghi. Questo perché nessuno vuole rischiare di dormire poco e male per poi dover partire il giorno dopo per una tratta di 400 km che sia autostrada o paesaggio pieno di curve.

Con più tempo a disposizione, magari in mesi non turistici, si può prendere tutto con più calma diminuendo di molto la media giornaliera e decidendo addirittura di non utilizzare la moto per qualche giorno ed esplorare la zona o semplicemente per rilassarsi con un libro. Quindi campeggi invece di hotel e supermercati al posto di ristoranti con l’ulteriore grandissimo vantaggio di poter entrare più a contatto con i locals e, nei casi più fortunati, essere ospitati a casa. Tutto questo per sfatare il mito “i viaggi lunghi in moto sono per ricchi” ma per spostare l’attenzione sul tempo. Ognuno trova il proprio modo per ritagliarsi questo tempo, ovviamente nei limiti delle proprie possibilità. C’è chi lascia il lavoro, chi prende un’aspettativa, chi decide di sacrificare vizi e spese superflue per un part time.

3) Quali sono i libri che hanno maggiormente influenzato la tua vita? Quali di questi, sul mondo delle moto sono per te i più importanti? E sui viaggi?

I primi tre libri che mi vengono in mente sono: “In Vespa. Da Roma a Saigon” di Giorgio Bettinelli, “Latinoamericana” di Ernesto Guevara e “Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta” di Robert M. Pirsing. Sono tutti libri che parlano di viaggi in moto letti in età post adolescenziale che mi hanno fatto sognare tantissimo. Li ho letti nell’ordine in cui li ho presentati e infatti, con le loro tematiche, a mio parere, rappresentano una crescita personale incentrata sulla voglia di scoprire, la libertà e la spiritualità.

4) Quando si parla di viaggi si tende a raccontare sempre e solo il lato positivo, ma in realtà il viaggio è fatto di tante sfaccettature e anche di tanti lati negativi. Raccontaci un momento brutto del viaggio che ti ha messo in difficoltà o che ti ha demoralizzato?

Di momenti diciamo brutti ce ne sono stati diversi anche se decisamente in minoranza rispetto a quelli piacevoli. Posso però dirti che il momento più cupo è stato a livello esistenziale. Varcando il confine tra Myanmar e Thailandia mi resi conto di esser ormai arrivato lontanissimo da casa vicino a completare un lungo tragitto fino all’Indonesia raggiungendo così un sogno. La mia mente ha cominciato ad andare in down in cerca di nuova “benzina”: cosa avrei fatto dopo? E che senso ha avuto tutto questo? Questo perché i sogni, piccoli o grandi che siano, aiutano a vivere, a vincere le paure e a raggiungere gli obiettivi. Una volta completato uno ci si sente forti ma senza altri si esaurisce l’entusiasmo. Perché, come citava in una canzone una famosa rock band italiana, “Senza un’idea non ci si alza dal letto”. Pienamente d’accordo su questo fatto, e a seguito di una serie di circostanze più o meno fortunate, ho deciso di non spedire indietro la moto ma di lasciarla in Indonesia per avere una buona scusa per tornare e inguaiarmi ancora!

5) Sembra che il tuo viaggio sia infinito, raccontaci qual è stata la tua esperienza fino ad ora e quali sono i progetti futuri?

Il viaggio in realtà è stata la materializzazione di un lungo pellegrinaggio intercontinentale in moto in solitaria. L’idea si è poi evoluta in moto viaggio a step su tutto il globo, progetto decisamente ambizioso ma sulla carta fattibile. Ho trovato diversi ostacoli, principalmente burocratici e logistici, per attraversare alcuni paesi e per spedire la moto tra Indonesia, Nuova Zelanda e Australia. Paradossalmente, da questo punto di vista, è molto più facile viaggiare con una bicicletta che ad ogni passaggio di frontiera non deve essere registrata e non ha vincoli temporali sul territorio, oltre al fatto che è possibile caricare molto più agevolmente (ed economicamente) su una nave o su un aereo. Per la moto la situazione si può complicare quando i termini d’importazione temporanea del veicolo non coincidono con i tuoi progetti personali e quindi è necessario districarsi tra gli ingranaggi burocratici che possano permetterti di continuare il viaggio, attività che spesso (e se si è fortunati) si traduce in costi imprevisti. Ad oggi quindi l’idea è quindi quella di recuperare la moto lasciata in Australia, a metà strada tra Sydney e Melbourne, per poi avviare l’esplorazione del paese e organizzare la successiva spedizione in Cile, Sud America.

6) Chi viaggia solo di solito ha una grande dimestichezza con la solitudine. Pensi che questo sia un vantaggio nella società moderna dove si ha quasi paura del silenzio? Se sì perché saper gestire lo stare da soli è così importante per te?

Si sono pienamente d’accordo anche se molti viaggiatori, me compreso, decidono di condividere, in modo più o meno costante, la propria esperienza di viaggio sui social. Questo a mio parere può risultare un’arma a doppio taglio, ovvero un mezzo estremamente utile per recuperare informazioni e conoscere gente del posto, ma anche una via per rimanere sempre legati ai luoghi lasciati oltre ad un rilevante dispendio di tempo. Questo mi ha fatto decisamente riflettere e visto che per me i social non riguardano il lavoro ma un contorno della passione, sto pensando di ridurre tale attività e riscoprire di più il viaggio diciamo più antico. Ammetto anche di aver sofferto di solitudine in certi momenti e di essermi consolato con la fotografia (la terza passione) e i tanto amati e odiati social networks.

7) Perché la moto e perché viaggiare in solitaria? (cosa ha fatto scaturire in te la voglia di salire in sella a una due ruote e partire) Soffri del complesso del vivere le cose in maniera scomoda/difficile?

E’ nato tutto in modo abbastanza fisiologico: volevo viaggiare in moto ma non riuscivo a trovare compagni di viaggio. I problemi del viaggiare con amici è solitamente la coordinazione, ovvero non abbiamo gli stessi giorni liberi, in questo momento non ho soldi, la mia moto non è adatta, la mia ragazza non vuole… anche se in realtà tutto ricade in un discorso di volontà. Detto questo, stanco dei soliti posticipi a date da destinarsi, un bel giorno, ho preso la moto che avevo e mi sono fatto le mie due settimane di ferie estive tra Francia, Italia e Portogallo con l’obiettivo di raggiungere l’oceano.

Mal organizzato e mal attrezzato sono riuscito a completare il giro guidando tantissimo, squadrando le gomme, visitando poco e in maniera frettolosa e arrivando a casa completamente stremando. La sera del rientro era convinto di voler vendere la moto e passare ad un modello più moderno e comodo per percorrere lunghe tratte in maniera più agevole. Dopo qualche giorno però, quel mezzo che utilizzavo quotidianamente, ancora con su il sudicio dei km di viaggio, era diventato un pezzo della mia storia e, grazie anche della scarsità economica del tempo, decisi di tenerlo e dargli ancora alcune possibilità di portarmi in esplorazione. L’esperienza maturata e l’aggiustamento del tiro hanno reso me e la mia moto come una sorta di entità unica e forse un po’ egoista in quanto molto decisa ad affrontare sola tutta l’avventura.

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